Cholet: l'architettura neo-andina dell'opulenza

L'architettura dei cholet riassume l'idiosincrasia degli aimaras, abitanti dell'altopiano delle Ande. I colori stridenti e la geometria che riproduce i motivi andini, ha reso famoso questo stile architettonico a livello mondiale.
Cholet: l'architettura neo-andina dell'opulenza

Ultimo aggiornamento: 09 novembre, 2019

Il cholet è lo stile rappresentativo dell’architettura neo-andina dell’opulenza. Gli edifici di questo nuovo stile architettonico sono caratterizzati dai colori stridenti e le figure geometrie. Con un’estetica inconfondibile, questo stile è diventato una vera e propria tendenza della nuova architettura sull’altopiano andino.

Questo stile architettonico è il risultato della costante ricerca di Freddy Mamani, un ex muratore che è diventato ingegnere e costruttore. È l’ispiratore di quest’architettura che cerca di dar voce e linguaggio all’identità andina contemporanea.

La ricerca di Freddi Mamani si concentra sulla città di El Alto, nei dintorni di La Paz, in Bolivia. Questa città, sorta in modo spontaneo, è il frutto della migrazione verso la città, dalle zone più interne del paese.

I primi abitanti di El Alto arrivarono più di cinquant’anni fa e, da allora al giorno d’oggi, la città è diventata la culla di un’eclettica borghesia aymara. E il cholet di Freddy Mamani è diventato lo stile preferito di questa nuova borghesia boliviana.

Freddy Mamani, l’architetto autodidatta del cholet

Architettura neo-andina
Architettura neo-andina / elpais.com

Quest’architetto boliviano nacque nella piccola comunità aymara di Catavi, nella provincia di Aroma, nel dipartimento di La Paz. Iniziò a lavorare una ventina d’anni fa come assistente muratore.

Successivamente, decide di specializzarsi e studia alla Facoltà Tecnologica di Costruzioni Civili, all’Università Mayor de San Andrés, per poi specializzarsi in Ingegneria Civile alla UBI. Contemporaneamente, studia architettura in modo indipendente.

Il cholet, questo nuovo stile, nasce proprio con il suo primo lavoro su commissione. Francisco Mamani, commerciante importatore di telefoni, voleva costruire un edificio. Senza sapere lo stile che voleva per la sua costruzione, contattò Freddy Mamani.

Il costruttore gli suggerisce di costruire un edificio elegante, con forme andine e colori accesi e con una grande sala per eventi. Questo progetto costituì un vero e proprio punto di svolta per l’architettura di questa città, costituendo un precedente. A seguito di questo primo progetto, ne seguirono più di 70 nella sola città di El Alto.

Queste costruzioni sono caratterizzate da un’altezza di sei piani, dominando lo skyline, il paesaggio urbano, della città boliviana. La loro peculiarità risiede in una combinazione di colori stridenti, in forte rottura con l’architettura tradizionale.

L’impatto visivo è sorprendente, soprattutto pensando che le tipiche costruzioni di El Alto sono fatte di mattoni. Questo materiale è molto usato in questa zona, creando un paesaggio monocromatico, freddo e secco.

“La mia non è un’architettura esotica, ma un’architettura andina, che trasmette l’identità e recupera l’essenza di una cultura”.

-Freddy Mamani-

Il cholet, espressione moderna della borghesia aymara

L'architettura moderna della cultura indigena

Storicamente, la città di El Alto è stata la meta di migliaia di contadini, che migravano dalla campagna alla città, arrivando dalle zone più interne del paese. Più di cinquant’anni di crescita hanno spinto alla formazione di una nuova classe sociale, una borghesia aymara, indigena.

E furono proprio queste persone a scegliere Freddy Mamani come loro alleato eccezionale. Trovare un’identità aymara, architettonica e culturale era una priorità e l’architetto ha saputo rispondere a questa chiamata. In una sua dichiarazione leggiamo un vero e proprio manifesto di questa ricerca: “Cerco di dare un’identità alla mia città, recuperando elementi della nostra cultura indigena”.

Queste costruzioni, chiamate cholet, un gioco di parole fra “chalet” e “cholo” (in America meridionale, si chiama cholo l‘individuo nato dall’incrocio di bianchi e indiani) si trovano in tutto l’altopiano andino. Si riconoscono per le grandi pareti vetrate, che spiccano su facciate che hanno una composizione plastica, fatta di cornici di gesso.

Le facciate hanno una geometria spontanea, che si sviluppa al momento stesso della costruzione. Vengono poi dipinte con pennellate di colori complementari e stridenti. Predominano i toni arancione, verde, azzurro e giallo.

Nell’immaginario della cultura aymara, la casa è un universo in movimento costante, che non deve mai essere statico. Pertanto, deve sempre essere piena di vita, ed ospitare feste e celebrazioni. Queste sono anche occasioni per generare ricchezza, che beneficia l’intera comunità, per questo gli edifici cholet sono spesso ad uso misto.

L’architettura di Freddy Mamani è stata duramente criticata dall’accademia, perché non ne rispetta i canoni. Ma a Mamani non sembra importarle e sostiene: “Io ho rotto i vecchi canoni architettonici e, sì, sono un trasgressore”.

L’identità indigena nello stile architettonico neo-andino

Architettura neo-andina dell'opulenza

Nella cultura aymara c’è sempre una ragione per festeggiare e brindare. Quando le comunità indigene migrano verso le città, portano con sé le tradizioni della loro cultura.

I saloni per le feste progettati da Freddy Mamani sono gli spazi perfetti perché questa tradizione possa perpetuarsi. Il gran merito di questo architetto autodidatta è stato proprio quello di aver ripensato l’architettura per fare spazio alle attività tipiche della cultura andina.

Gli spazi sono ampi ed i soffitti a doppia altezza, sono provvisti di zona bar, sala da pranzo, piste da ballo e palcoscenico per il gruppo musicale.

Tutto intorno, vengono collocati grandi specchi, che riflettono le luci di pareti e soffitto, come i lampadari cinesi. Di conseguenza, queste sale da ballo si trovano al piano terra del cholet. Ai piani di sopra, vengono costruiti appartamenti da affittare. Spesso, queste case sono riservate ai figli dei proprietari e viene posta particolare attenzione ai dettagli delle zone comuni. Infine, nella zona dell’attico, si trova la casa padronale, che si evidenzia fin dalla facciata.

Il cholet alla ribalta: l’opulenza andina conquista la scena internazionale

Interno di un cholet
Interno di un cholet.

Qualche anno fa, venne presentato un documentario sulla vita e opera di quest’architetto boliviano – Cholet: l’opera di Freddy Mamani del regista Isaac Niemand – che ebbe molto successo al festival di Rotterdam.

Nel 2018, la Fondazione Cartier commissionò uno spazio di Mamani per realizzare una festa andina per il Nomadic Nights. Il trionfo di Mamani fu quello di portare la cultura di El Alto a Parigi, consacrando il cholet sulla scena internazionale.

La Fondazione Culturale della Banca Centrale inaugurò una mostra della sua opera nel Museo Nazionale d’Arte di La Paz. E, successivamente, la mostra è stata portata in altre città boliviane, come Sucre, Potosì o Santa Cruz.

Il cholet, rappresentazione dell’architettura neo-andina dell’opulenza, è il risultato della ricerca di un’architettura propria. L’identità di un popolo che ha trovato la sua massima espressione nell’opera di Freddy Mamani. I cholet sono una vera e propria espressione artistica rinfrescante e innovatrice, che arricchisce l’arte sudamericana.